lunedì 22 marzo 2021

L’amore, s’impara. Si costruisce insieme. È il territorio d’incontro di due cuori uniti insieme da un progetto comune fortissimo.

 Imparare ad amare? Ecco la ricetta per non far naufragare la coppia

Imparare ad amare? Ecco la ricetta per non far naufragare la coppia

L’amore, s’impara. Si costruisce insieme. È il territorio d’incontro di due cuori uniti insieme da un progetto comune fortissimo.

Imparare ad amare? Ecco la ricetta per non far naufragare la coppia
L’amore è al centro della vita di ogni individuo nonostante la quotidianità sia fatta di tempi ristretti e mille difficoltà da affrontare.   
Nell’era di internet, del sesso usa e getta, delle coppie separate, delle famiglie allargate, degli incontri on line e delle chat notturne, una cosa resta costante: i problemi di cuore, il desiderio di essere in due come coppia solida e costruttiva, il bisogno di essere riconosciuti e amati.
Le ferite d’amore evidenziano il viatico verso l’amore che è necessario percorrere per ritrovare quel porto tanto cercato. L’amore vero, quello che nutre e ristora. Quello che placa la frenetica ricerca di un luogo, dove radicarsi per sempre. 
L’amore, s’impara. Si costruisce insieme. Si armonizza con i nostri respiri. I nostri corpi. I battiti all’unisono dei nostri cuori. L’amore è semplicemente esserci, è il luogo chiamato casa, è costruzione di sé con l’Altro da sé. È il territorio d’incontro di due cuori uniti insieme da un progetto comune fortissimo. 
L’amore è volere, impegno, costanza, sacrificio. Non sempre l’amore è sufficiente per vivere insieme. Uno solo della coppia non riesce a tenere unito nulla, non costruisce nulla. Semplicemente naufraga, si dissolve come il tramonto tra le braccia delle tenebre.
L’amore è volere, desiderare, lottare per un progetto. Naufragarci dentro nonostante le mille e più avversità. Il segreto di una vita vissuta è aprirsi all’amore nonostante le delusioni accumulate. L’amore chiama amore, va alimentato giorno dopo giorno.
Ci sono amori che non vedranno il loro compimento perché si perdono dentro a infiniti perché. Luoghi comuni che fungono da maschera emotiva, che celano la propria natura fragile. Annichilita da delusioni su delusioni. Se tra i due uno non prova amore per l’altro tutto evapora, si diluisce nell’inconsistenza del vuoto. Come accade all’amore liquido. La liquidità dell’amore si consuma con la velocità di un tramonto. Afferra ma smarrisce immediatamente. 
Pensiamo che l’amore sia travolgimento ardente, passione sfrenata. Invece no, l’amore è qualcosa di più profondo, nasce lentamente, non travolge, non offusca la mente, non inebria di false credenze, non ubriaca le emozioni confondendole in un surrogato di desiderio. 
L’amore è delicato, è costruirsi insieme tenendosi per mano nonostante gli errori. 
L’amore è voler esserci con quella persona, è sacrificio, tanto sacrificio. È impegno, costanza, scelta. Ecco perché è prezioso! Va protetto. 
Ci sono amori che pur nella loro dirompente passionalità perdono la direzione naufragando alla prima folata di vento. Le persone non sanno o non vogliono difenderlo, non lottano, non lo desiderano, non si impegnano. È solo un tornaconto momentaneo. Un bisogno da viversi nel pieno egoismo di sé.
Ci sono amori che nascono piano. I due si trovano dentro a un sentimento improvviso, non previsto. Vivono accompagnati dal loro amore progettando insieme la vita, soffrendo., impegnandosi, lottando, sacrificandosi.
L’amore … Ne sono convinta. L’amore s’impara. 
Con fatica. Con dolore. Con pazienza. Con speranza. Con perdita. Con smarrimento. Con delusione. Con passione. Con determinazione. Alla fine, però si trova la propria isola. Il proprio territorio a due. 
Un amore felice non è un colpo di fortuna. Incontrare l’Altro è sempre un’esperienza complessa, dove s’intersecano, scontrano, fondono diverse emozioni, pregiudizi, credenze, paure, egoismi e antichi schemi di comportamento. 
Per poter riconoscere l’amore, per poterlo costruire, per poterlo far sbocciate e crescere è essenziale imparare a conoscerlo. Non date mai nulla per scontato poiché l’amore, quello vero, non è scontato tutt’altro!
Sognate il vostro amore e cercatelo perché nulla di più magico è vivere accanto al proprio amore sentendosi amati.

Barbara Fabbroni

21.03.2021 (https://www.arezzonotizie.it/blog/psicodialogando/come-imparare-amare-consigli.html)



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giovedì 18 marzo 2021

Sull'amore

“Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita. Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento. La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla.C’erano moltissimi sentimenti, all’apparenza, ma in fondo erano una cosa sola. Si può dare al sentimento il nome di volontà, o qualsiasi altro. Io lo chiamo amore. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare.”

Hermann Hesse, Sull'amore

giovedì 6 febbraio 2020

Maschere

"Ogni tanto toglietevela la maschera, che la pelle ha bisogno di respirare!" (fonte)

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martedì 15 gennaio 2019

Non verremo alla mèta ad uno ad uno

Non verremo alla mèta ad uno ad uno ma a due a due.
Se ci conosceremo a due a due, noi ci conosceremo tutti,
noi ci ameremo tutti e i figli un giorno rideranno
della leggenda nera dove un uomo lacrima in solitudine

Nous n’irons plus au but un par un mais par deux.
Nous connaissant par deux nous nous connaîtrons tous
nous nous aimerons tous et nos enfants riront
de la légende noire où pleure un solitaire.

(Paul Eluard, da "Le dur désir de durer" 1946, traduzione di Franco Fortini)

mercoledì 23 maggio 2018

Pispi Piccione e la donna che gli insegnò a volare

Pispi Piccione

Gentilissima La Zampa,  
pubblicate racconti solo sui quattro zampe oppure anche sui due zampe? Perchè io vorrei proprio parlarvi di un due zampe che poi è la mia mamma umana. Mi presento: sono Pispi Piccione e vi scrivo dal paradiso dei piccioni dove sono volato qualche mese fa.

La prima volta che l’ho vista io non avevo capito che lei era la mia mamma. Ero spaventatissimo, nella notte un nubifragio mi aveva scaraventato giù dal tetto dove vivevo con altri pulcini ed ero finito in mezzo alla strada. Allora non sapevo ancora volare e sarei finito sicuramente sotto una di quelle cose puzzolenti e rumorose che voi chiamate automobili se Lei non mi avesse raccolto.

All’inizio mi ha messo in un nido chiuso con sbarre. Io ero ancora pieno di paure, ma c’era tante cose buone da mangiare e l’acqua sempre fresca e poi non ero da solo a sera venivano sempre a trovarmi i gatti del quartiere che cercavano di arrampicarsi fino al mio nido e mi riempivano di complimenti per quanto ero bello e grassottello. Chissà perchè la mia mamma umana li scacciava sempre. Quando sono cresciuto abbastanza da cambiare le piume è stata proprio Lei ad insegnarmi a volare. Aveva messo nel patio davanti al grande nido che si chiama casa, tante cassette da frutta, io salivo sul suo polso e lei mi lanciava in alto. Sbattevo a più non posso le ali prima di atterrare su questa o su quella cassetta, ben presto sono diventato un volatore provetto con grandi e forti ali.

Un giorno, sulle travi del patio ho visto una creatura bellissima e un po’ timidamente mi sono avvicinato .
- Ciao, - mi ha detto - io sono una picciona, il mio stormo vive sulle case alte, il mio nido è un grande buco nel vecchio muro e il tuo com’è?
- Tre camere, cucina e doppi servizi - gli ho risposto prontamente. Mi ha guardato strano, ma da allora è venuta altre volte a trovarmi. A volte la seguivo fino alle case alte. Gli altri piccioni del suo stormo erano gentili con me e mi chiedevano di restare con loro. ma io quando calava la sera tornavo sempre dalla mia mamma umana che mi aspettava con acqua fresca e cibo buonissimo.

Poi un giorno dopo un acquazzone mi sono specchiato nell’acqua della grondaia e ho visto un piccione come tutti gli altri dello stormo. Ero io. Quel giorno ho capito che la mia mamma non volava basso come avevo sempre pensato, anzi non volava affatto perchè lei era un essere umano e io un piccione. Mi aveva insegnato a volare perchè desiderava che io fossi libero di vivere la mia vita di uccello. Quella sera non tornai al vecchio nido ma rimasi con lo stormo.

Da allora ho vissuto momenti bellissimi che non avrei mai avuto se la mia mamma non mi avesse raccolto. Ho visto il sole sorgere e tramontare, la pioggia cadere, la luna illuminare la notte, ho volato sospinto dal vento, ho insegnato al mio stormo (ormai ne facevo parte anch’io) tutto quello che sapevo sugli umani.

Un giorno ho visto un uomo camminare nella strada e improvvisamente mi è venuta la nostalgia della mia mamma umana, mi sono posato sulla spalla e sono rimasto con lui fino alla soglia del suo nido e poi sono volato via. Sentivo già che stavo diventano leggero, leggero e che presto sarei volato via per sempre. Allora ho salutato per l’ultima volta il mio stormo, fatto le ultime raccomandazioni ai pulcini e poi con le ultime forze che mi restavano sono tornato al mio vecchio nido.

Erano passati più di due anni da quando ero volato via ma la mia mamma umana mi ha riconosciuto subito e, come sempre, mi ha offerto acqua e cibo. Ma io ero venuto per salutarla e vedere il mio nido per l’ultima volta, Ho fatto tutto il giro delle stanze, cercando un posto tranquillo per l’ultimo sonno. Allora la mia mamma umana mi ha messo dei morbidi stracci formando un nido dove mi sono accovacciato. Ero diventato così leggero che nella notte ho lasciato le mie piume senza nessun sforzo e sono volato nel paradiso dei piccioni.

Questa è la storia che volevo raccontarvi e rileggendola mi sono accorto che è la mia storia, la mia mamma umana dice sempre che noi piccioni siamo animali coraggiosi, intelligenti e affettuosi e che dopo avermi conosciuto guarda i piccioni con altri occhi, spero che leggendola succeda anche a qualche altro umano.
Con ossequio
PISPI PICCIONE (alias Rita Berruto) 

venerdì 13 ottobre 2017

Stagioni

Ogni stagione ha il suo odore ed i suoi colori.
E' un quadro che racchiude sensazioni.
In autunno c'è il profumo dei ricci dischiusi, delle foglie cadute, della terra umida.
Ci sono il rumore delle foglie calpestate, le tonalità vivide del giallo e del rosso, il calore del fuoco, il tepore degli indumenti pesanti, la voglia di farsi piccoli spettatori della natura che si accende in un caleidoscopio di colori, nella metafisica lotta tra la voglia di vivere e l'irresistibile tentazione del letargo.
E' c'è tutta la notstalgia di ciò che vorresti stringere, ma che ancora una volta hai perso.

giovedì 14 gennaio 2016